Gita e limonata
La mattina, ancora con gli occhi gonfi, ho messo un po’ di succo di limone e zucchero in una bottiglia di coca vuota, poi l’ho infilata nello zaino per la merenda e sono partito allegro. Eravamo già a metà del burrone di Rám quando ho avuto sete per la prima volta. Guardavo un po’ perplesso lo sciroppo che dondolava sul fondo della bottiglia e mi è venuto il dubbio di aver dimenticato come si fa la limonata quella mattina. Ovviamente Kovács è arrivato subito accanto a me. “Che cos’è? Hai solo questa bevanda?”, Kovács era irrimediabilmente schiavo delle espressioni della mensa.
“No, ho solo dimenticato di metterci l’acqua”, ho risposto con un tono più riflessivo del solito, mentre cercavo di ricordare lo stato delle nostre attrezzature domestiche quella mattina. Ho chiuso il gas? Ovvero, ho cucinato qualcosa? Improbabile. Non so nemmeno cucinare.
“E ora cosa fai? Cerchi un rubinetto?”
“Immagino di sì”, ho risposto, poi mi è venuta un’idea. “Ehi, Janó! Mi è avanzato un po’ di succo di pompelmo, ma non ho più sete e non voglio portarlo. Lo vuoi?”
In un attimo Janó si è fatto largo tra la fila di due persone.
“Certo! Dammi!”, ha detto il ragazzo sempre affamato e mi ha strappato la bottiglia dalle mani.
“Ma se si svuota, devi buttare la spazzatura!”
“Va bene! Lo infilerò nella valigia di zio Lajos. Grazie!”, e già era scomparso dietro.
“Non sembrava nemmeno assetato”, ha sorriso Kovács accanto a me.
“Beh, avrà sete”, ho fatto l’occhiolino. “Molta sete!”
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