Campo indiano
Piuma Sussurrante si muoveva lentamente in avanti nell’erba gigante. Si inginocchiò e cercò di sbirciare tra i fili d’erba vivacemente colorati senza essere visto. Appoggiò il palmo della mano davanti a sé e si spostò cautamente in avanti. Improvvisamente, soffiò quando urtò un cardo e si punse la mano. Si pulì con cura le dita doloranti nella sua cintura e iniziò a ispezionare attentamente la ferita alla ricerca di schegge. Aveva appena estratto un piccolo pezzo di spina quando sentì per un momento che qualcuno gli toccava la caviglia. Si girò di scatto e si ritrovò a guardare negli occhi azzurri di una ragazza bionda.
“Ti sei fatto male alla mano?” chiese sorridendo Capelli Ridenti.
“Zitto!” sibilò Piuma Sussurrante. “Ci sentiranno arrivare a causa tua!”
Fece un cenno silenzioso alla sorella minore di seguirlo in silenzio. Ora entrambi si insinuavano attraverso la giungla di fili d’erba giganti e grassi. Si muovevano quasi senza fare rumore. Sentivano chiaramente il cinguettio degli uccelli sopra le loro teste e il sibilo del vento fresco pomeridiano mentre agitava i fiori intorno a loro. Piuma Sussurrante udì un fruscio proveniente dalla fitta vegetazione alla sua destra. Si fermò e alzò la mano per avvertire anche la sorella che si avvicinava cautamente dietro di lui. Stettero fermi, ascoltando se il piccolo rumore si ripeteva. Dopo pochi istanti, un bellissimo uccello colorato si levò in volo a pochi metri da loro con un gran trambusto. Capelli Ridenti guardò l’uccello con gli occhi spalancati.
“Wow…guarda là!” esclamò con ammirazione.
“È stato vicino.” rispose Piuma Sussurrante, poi si girò di nuovo per continuare a muoversi nell’erba. Si fermò quasi subito, paralizzato dalla paura, perché un lungo naso marrone e un grande paio di occhi marroni lo fissavano tra le ciocche d’erba. Dopo pochi istanti, una bocca piena di denti appuntiti si aprì e Piuma Sussurrante non ebbe nemmeno il tempo di urlare prima che una grande lingua rossa gli leccasse il viso.
“Pfuuuujjj.” fece Piuma Sussurrante, allontanandosi dal bacio e cadendo all’indietro sull’erba morbida. Il cane marrone non ebbe bisogno di altro, scodinzolando mentre abbatté il ragazzo disteso a terra e continuava a leccargli il viso con la lingua.
“Pigna ha vinto! Pigna ha vinto!” gridò Capelli Ridenti.
“Ma solo perché stavo guardando il fagiano. La prossima volta lo prenderò io.”, si rassegnò il ragazzo alla sconfitta e grattò la base dell’orecchio penzoloni del cane. Si alzò e sistemò le piume infilate nei capelli.
“Vieni, andiamo giù al ruscello.” disse a Capelli Ridenti.
“Almeno ti laverai via tutta quella bava.” rise la ragazza. Correndo uno dietro l’altro, iniziarono a scendere dalla collina, mentre il cane Pigna li seguiva saltellando e abbaiando allegramente. Raggiunsero la base della collina, dove il sottobosco e il cespuglio avevano da tempo ricoperto il sentiero usato in passato. Su entrambi i lati del sentiero c’erano cespugli fitti, e sapevano entrambi che sarebbe stato difficile infilarsi in mezzo a loro. Capelli Ridenti rallentò e indicò tra i cespugli.
“Vedi quelle cose bianche laggiù?” chiese a Piuma Sussurrante, che si fermò anche lui al suono della voce di sua sorella. Tornò indietro e guardò nella direzione indicata. In profondità, oltre i cespugli, al bordo del bosco, oggetti bianchi e rotondi brillavano tra le foglie scure e secche.
“Sembra che ci siano teschi sparsi sotto gli alberi.” indovinò il ragazzo.
“Ah, non dirlo!” fece Capelli Ridenti, storcendo la bocca. Diede un colpetto al fratello. “Allora, vai a vedere cos’è o resti qui a bighellonare?”
*
“Arrampicati più in alto!” ordinò Capelli Ridenti. “Non essere così inetto!”
“Perché non la smetti di darmi ordini?” replicò Piuma Sussurrante e cercò di arrampicarsi più in alto sul lungo palo che sosteneva il cancello che separava la recinzione di legno. Si aggrappava saldamente con le gambe mentre stringeva a sé il teschio spaventoso appena recuperato con una mano e cercava di aggiustare il suo perizoma mezzo scivolato con l’altra.
“Si vede il tuo sedere!” rise la ragazza, ignorando lo sguardo fulminante di suo fratello.
“Non aspettarmi a scendere, perché ti inseguirò fino alla Foresta Stellata!” minacciò il ragazzo, ma anche nei suoi occhi brillava il divertimento pensando alla situazione ridicola. Allungò la mano e tirò con forza il teschio dipinto di colori vivaci sulla cima del palo. “Ecco fatto!” esclamò allegramente e saltò giù dalla cima del palo.
“Giusto in tempo. Ecco che arriva l’uomo dalla faccia pallida con il suo carro. Vieni, nascondiamoci in fretta!” lo sollecitò e corse dentro il cancello verso la sicurezza del tendone indiano. Piuma Sussurrante la seguì con un urlo di battaglia parzialmente riuscito.
*
Il padre si imboccò la strada sterrata che portava alla fattoria. Guidava lentamente, perché sapeva che il cucciolo avrebbe sentito l’arrivo della vecchia Skoda a chilometri di distanza. In quei momenti, il cane gli correva sempre incontro e percorreva gli ultimi centinaia di metri accanto alla macchina abbaiando. Quando arrivò al cancello e notò il teschio dipinto sulla cima del palo, fu solo leggermente sorpreso. Conosceva i suoi figli e sapeva che potevano essere dei gran birichini, soprattutto nella tranquilla fattoria di campagna, dove nessuno li disturbava nel loro ambiente naturale.
Scendendo dall’auto, vide la madre avvicinarsi sorridente dal terrazzo della cucina estiva.
“Immagino che stiano giocando di nuovo agli indiani”, disse, poi baciò la madre sulla guancia. “È stata una settimana dura?”
“Non puoi immaginare quanto”, sospirò stancamente la madre. “Hanno spruzzato il campo accanto alla casa e ora l’erba è alta fino alla vita. Adorano giocarci, ma la sera le sostanze chimiche causano eruzioni cutanee su entrambi.”
“E il teschio sul cancello? Da dove l’hanno preso?”
“Non ci crederai, ma crescono enormi funghi spugnosi lungo la vecchia strada vicino al ruscello”, disse la madre, aspettando con la testa leggermente inclinata la reazione del padre, sapendo della sua mania per la raccolta di funghi.
Gli occhi del padre si illuminarono e si poteva vedere che, se non fosse stato stanco dal lungo viaggio, avrebbe corso a prendere il suo libretto di classificazione dei funghi e avrebbe esplorato di nuovo l’intera foresta con i bambini. La stanchezza ebbe la meglio sul padre e invece iniziò a svuotare il bagagliaio con calma.
“L’importante è che si siano divertiti”, disse guardando verso la tenda da campeggio allestita nella parte posteriore della proprietà, dove due bambini avevano dimenticato il totem degli indiani e si erano messi a costruire una città di Lego. La loro felicità non avrebbe ceduto neanche alla stanchezza serale, perché li aspettava il caldo piumone nel fresco della camera in mattoni crudi, sotto il quale si sarebbero svegliati il giorno dopo in un mondo pieno di meraviglie.
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